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Presso
- Dipartimento di Studi Storici
- Dottorato in Patrimonio Culturale e produzione storico-artistica, audiovisiva e multimediale
Temi di ricerca
Dopo la laurea in Dams - indirizzo Cinema - vince una borsa di studio per l’Università Carlos III di Madrid e per la Bezalel Accademy of Arts di Gerusalemme e ottiene la laurea magistrale presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Scuola di Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo.
A partire dal 2018 si occupa di fotografia storica facendo ricerca e catalogazione presso l'Archivio Storico del Museo di Antropologia criminale "Cesare Lombroso" del Sistema Museale di Ateneo di Torino, dove è stata borsista di ricerca fino al 2022. Come iniziative di divulgazione del patrimonio fotografico del museo ha co-curato la mostra “I mille volti di Lombroso” (Museo Nazionale del Cinema di Torino, 25 settembre 2019 - 6 gennaio 2020) e ha partecipato al seminario “Race in the Medical Museum: Collections and Exhibitions” (Rijksmuseum Boerhaave, Leiden, The Netherlands, novembre 2019).
A dicembre del 2019 viene selezionata per partecipare al convegno “RJ#04 Storia della fotografia - La ricerca junior in Italia” promosso dall’Università Roma Tre e dedicato ai ricercatori junior di storia della fotografia operanti in Italia, dove espone il suo progetto di ricerca sulla relazione tra fotografia, spiritismo e alcune importanti donne medium del Novecento.
Dal 2020 è parte del progetto di ricerca “Italia – Cuba nei secoli XV-XX: confini culturali ed esperienze di circolazione, ricezione, ibridazione” promosso dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino.
Fotografia e scienza positivista nella comunicazione museale contemporanea. Storie d’identità̀ e alterità̀.
Oggetto principale di questo progetto saranno i fondi fotografici dei Musei afferenti al Sistema Museale di Ateneo (SMA).
Nato nel 2014 lo SMA coordina i musei gestiti direttamente dall’Università di Torino: il Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando”, il Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”, il Museo di Antropologia ed Etnografia (MAET) e l’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università̀ di Torino (ASTUT).
Presso il Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando” sono presenti all’incirca 1000 fototipi: si tratta in prevalenza di stampe fotografiche su carta e diversi negativi su vetro dedicati allo studio dell’anatomia umana e realizzati anche per fini didattici, tra questi si segnala la serie di micro-stereofotografie del professor Romeo Fusari (1857-1920).
Il Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” conserva all’incirca 6.650 unità tra positivi su carta e negativi su vetro. Accanto alle fotografie della famiglia Lombroso-Ferrero-Carrara troviamo numerosi esempi di fotografia giudiziaria nazionale e internazionale, insieme a ritratti di pazienti psichiatrici, di briganti del Sud d’Italia, di anarchici e criminali politici, di donne dedite alla prostituzione, documentazioni di fenomeni medianici, di architetture manicomiali, penitenziarie e degli spazi museali.
Il Museo di Antropologia ed Etnografia custodisce più di 2.500 lastre di vetro e alcuni album fotografici: 1) il fondo “Carlo Sesti”, risalente all’esperienza di questo ingegnere modenese nel Congo belga a cavallo fra Ottocento e Novecento; 2) il fondo “Marro”, che documenta l’esperienza della M.A.I. (Missione Archeologica Italiana) in Egitto tra il 1913 ed il 1936, il lavoro di Marro come psichiatra presso il Manicomio di Collegno (TO) e i numerosi altri suoi interessi scientifici, le origini del Museo, i primi percorsi espositivi, gli studi antropometrici; 3) il fondo “Bicknel” composto da immagini realizzate con ogni probabilità negli anni 1905 e 1913 da Clarence Bicknel (1842-1918) e Luigi Polloni, sulle incisioni rupestri di epoca pre e protostorica nella regione del Monte Bego in Francia; 4) il fondo “Carlo Vittorio Musso” composto da tre album, con immagini realizzate durante l’occupazione coloniale italiana in Somalia; 5) il fondo fotografico “Bororo”, anch’esso in forma di album, dedicato al gruppo etnico brasiliano dei Bororo.
Il fondo fotografico dell’ASTUT si compone all’incirca di 1430 lastre fotografiche che documentano le attività del laboratorio torinese per la selezione psicofisiologica degli aspiranti piloti della prima guerra mondiale, costituitosi a partire dal 1 agosto 1917 e diretto dal prof. Amedeo Herlitzka (1872-1949), le attività dei laboratori dell’Istituto di Fisiologia dell’Università di Torino diretto da Angelo Mosso (1846-1910), oltre alle sue esperienze sull’adattamento dell’organismo in quota presso la Capanna Margherite e il Col d’Olen sul Monte Rosa.
In prima istanza la ricerca si concentrerà̀ sull’analisi dei fondi fotografici dello SMA. L’obbiettivo di questa prima fase sarà quello d’identificare diverse serie fotografiche da catalogare sul portale ministeriale del Sigec Web attraverso la scheda F. 4.0 (Fotografia), andando così a implementare il catalogo online dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). Grande attenzione sarà posta nel mettere in relazione queste immagini con i carteggi, i documenti amministrativi e contabili, i libri, gli strumenti scientifici, i disegni, i preparati anatomici, i calchi in gesso, le cere, gli oggetti etnografici e i resti umani appartenenti alle rispettive collezioni museali.
In seconda istanza il progetto mira a raccogliere tra enti museali e archivistici, sia in Italia che all’estero, dei “case studies” di buone prassi e di modalità innovative nel campo dell’esposizione di materiali fotografici sensibili, quali ad esempio immagini provenienti da istituti manicomiali, carcerari od ospedalieri, legate a perizie medico-legali e agli studi antropometrici, realizzati in particolare su gruppi etnici non europei. Laddove possibile, si rintracceranno progetti in cui le fotografie sono protagoniste di un dibattito volto a incrementare i processi di cambiamento sociale e di affermazione dell’identità̀ e della decolonizzazione.
A partire dallo studio dei fondi SMA e dall’individuazione di strategie innovative in campo museale a livello nazionale e internazionale, saranno elaborati alcuni progetti di mostra e/o d’installazioni. Le proposte saranno sia fisiche da realizzarsi all’interno degli attuali percorsi museali sia in forma multimediale on line, eventualmente anche in collaborazione con gli altri enti museali e archivistici oggetto dell’indagine.
Nel terzo anno si definirà la stesura della tesi che, strutturata in forma di saggio scientifico, sarà suddivisa in tre parti: una prima parte dedicata alle collezioni fotografiche SMA, una seconda presenterà i diversi “case studies” museali e archivistici indagati, mentre la terza ed ultima parte illustrerà in forma anche grafica alcuni nuovi progetti di mostre. Verranno inoltre allegati al testo alcuni strumenti di corredo quali l’elenco delle opere catalogate, una lista delle relazioni tra le fotografie catalogate e gli altri oggetti museali, una lista dei percorsi critici identificati a seguito della catalogazione e l’elenco degli itinerari proposti e realizzati sulla piattaforma dei Beni Culturali.
Nadia Pugliese holds a BA degree in DAMS: Drama, Art and Music Studies from the
University of Turin and a MA (Hons) in Communication and Promotion of Contemporary
Artistic Heritage from the Albertina Academy of Fine Arts in Turin (Italy). Before joining the
PhD program, she was awarded a year scholarship for an exchange study course in media
studies at the Carlos III University of Madrid and in photography at Bezalel Academy of
Arts in Jerusalem. From 2018-2022 she has been a research fellow at the Historical
Archive of the Museum of criminal Anthropology Cesare Lombroso of the University of
Turin, investigating and cataloguing its photographic heritage. In 2019, she was selected
to participate in the conference RJ#04 History of photography - Junior research in Italy promoted by Roma Tre University, where she exposed her study on the relationship
between photography, spiritualism and female mediums of the twentieth century. In the
same year she also took part in the seminar Race in the Medical Museum: Collections
and Exhibitions organized by Rijksmuseum Boerhaave, Leiden (The Netherlands). Since
2020 she has been involved in the research project Italy - Cuba in the XV-XX centuries:
cultural boundaries and experiences of circulation, reception, hybridization of the
Department of Historical Studies of the University of Turin. Her research interests lie at the intersection of photography, media studies, historical-scientific archives and museums.
Photography and positivistic science in contemporary museum communication.
Stories of identity and otherness.
The main subject of this project will be the heritage of the "Cesare Lombroso" Museum of criminal Anthropology of the University of Turin (Italy) and specifically its photography collection. The proposal will investigate the circumstances that brought not only to the creation of these images but also their circulation within national and international scientific nets and their paths into the museum. The methodological approach will be that of a history of the photographic medium, intertwined with the history of science and media and based on the study of photographs as material objects endowed with their own social biography.
The Lombroso Museum preserves photographs, positive images on paper and negatives on glass, but also drawings, lithographs and prints of various kinds, datable between the end of the 1850s and the 1940s. These objects, sourced both in Italy and abroad, are the result of the intense activity of exchange for study purposes between Cesare Lombroso(1835-1909), his successor Mario Carrara (1866-1937) and many criminal anthropologists, psychiatrists and coroners with whom the two were in contact. Some images were produced by photographers or painters on commission to be used in scientific articles, texts, university lectures and conferences. The photographic collection, approximately 6500 objects, presents numerous examples of both Italian and foreign judicial photographs, mug-shots of prisoners, portraits of psychiatric patients, of Southern Italian brigands, anarchists and political criminals, prostitutes, women and young offenders, images of material evidence, autopsies, postmortem, human pathologies and of spiritualism experiences. Besides these images we can also find pictures documenting the history of the museum and its collections and many others of a more private nature, regarding the Lombroso's family.
The project will try to respond to the current shortage of published contributions on the museum photographic collection and to contribute to the lack of its complete cataloguing and on line public consultation. The first step in this direction will be to identify the different photographic series, focusing on the relationship between images and documents, letters, books, scientific objects, drawings, anatomical specimens, plaster casts, wax models, human remains and other museum objects. The second phase will proceed in cataloguing a selection of images through the Sigec Web online portal of the Central Institute for Catalogue and Documentation( ICCD) in order to implement the General Catalogue of Cultural Heritage of the Italian Ministry of Culture (MiC) website www.catalogo.beniculturali.it The main goal of this section will be to propose a series of thematic itineraries to be displayed through virtual exhibitions on the General Catalogue web page.
Upon its opening in 1898, the Lombroso museum was intended for criminal anthropologists or
forensic medicine students. A current debate is ongoing among scientific museums and archives on the risks and rewards of exhibiting materials created and exhibited for very different purposes than nowadays. The exposure of images related to the study of disability, race and mental health is extremely complex and removing such objects and issues has become common practice. This approach seems to ignore the roles exhibition strategies and contemporary museum communication can play in engaging audiences with these artefacts and the histories they represent.
Following the study of the museum's photographic collection, the project will proceed to discuss the risks of removal or obscuration policies implemented by museums or cultural institutions that will not engage in the problematization of the exposure of such images. Regarding this debate, the proposal will present, in its final stage, several selected case studies where early medical-scientific photographs have had a role in increasing the processes of social change, affirmation of identity or decolonization. Far from reaffirming the nineteenth-century medical gaze, the purpose of re-exhibiting them today, mainly through contemporary artistic practices, can generate some intense reactions in the public and possibly help in reframing the controversial ideas and practices that some of these objects represented at the time.